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  • Immagine del redattoreGregorat Paolo

Il calcio posizionale e la sua filosofia

Il calcio posizionale è una filosofia che ha cambiato e cambierà per sempre il gioco: l'ultima deriva è la scomparsa dei ruoli.


Continua mobilità ed interscambi posizionali tra i calciatori che partecipano al gioco di posizione. Senza ruoli da seguire in modo ortodosso.

Il seme del passing game crebbe in Inghilterra, tanto che fu un allenatore inglese ad esportarlo in Olanda, all’Ajax: Jack Reynolds. Per più di trent’anni, anche se non continuativi, dal 1915 al 1947, Reynolds cambiò completamente la filosofia ajacide, seguendo princìpi ben definiti: gioco offensivo, basato sull’attacco in ampiezza per creare corridoi di passaggio interni, con le ali sempre molto larghe. Per farla breve, il calcio totale di Rinus Michels sarà l’acme del processo di filosofia calcistica avviato da Reynolds; la sua traslazione in Catalogna (prima con Vic Buckingham, sempre un inglese, sempre ex Ajax, poi proprio con Michels) determinerà la crescita di uno stile di gioco peculiare, adattato alla realtà calcistica locale: il gioco di posizione.

Una volta stabilito che il totaalvoetbal è in qualche modo il “padre” del Juego de Posición (JdP), si capisce perché il predicatore sia stato proprio Johan Cruyff, da allenatore del Barça, il profeta van Gaal, ai tempi dell’Ajax, e poi perché il più grande interprete moderno sia Guardiola, cresciuto alla scuola calcistica prima dell’uno e poi dell’altro (sempre al Barça). La scuola catalana è stata ricettiva, ma era anche già pronta al cambio di metodo, grazie all’allenatore che negli anni ‘70 aveva deciso di elevare la preparazione tecnica delle giovanili blaugrana: Laureano Ruiz, auto-proclamatosi inventore dei famosi rondos (il torello, insomma).


Possiamo riassumere di seguito alcuni principi del calcio posizionale, che, grazie ai risultati ottenuti da Guardiola, stanno avendo sempre più discepoli tra gli allenatori moderni (in Italia ad es. De Zerbi) :

-I giocatori devono essere disposti in differenti zone del campo, per facilitare la creazione di linee di passaggio.

-Il concetto del “servire l’uomo libero” è uno dei principi cardini, ma non gli si passa la palla tanto per passarla, anzi l’esatto contrario e se non si sa quando passarla e quando avanzare, il campo lo si vede poco. Con la conduzione di palla e l’impostazione del gioco dalla difesa, si porta la squadra rivale a salire per pressare e quindi sarà più facile servire giocatori liberi. Il possesso palla è funzionale per poter attaccare tra le linee difensive, gli half spaces.

-Nel gioco di posizione, il modo di attaccare condiziona il modo di difendere che a sua volta condiziona il modo di offendere degli avversari. Ad esempio, cercare di recuperare palla alta nelle squadre di Guardiola, ha una triplice (come minimo) funzione: 1) se si torna velocemente in possesso di palla si può attaccare una squadra più vulnerabile. 2) è molto più difficile subire contropiedi. 3) il tempo di recupero del pallone è inferiore usando una delle varie tipologie del gegenpressing.

-Nel calcio posizionale, il pallone, le posizioni, i giocatori e la squadra, viaggiano insieme.


Che tipo di calciatori servono per giocare così?

Servono giocatori in grado di cambiare posizioni in campo senza problemi. Difensori che sanno giocare la palla e che riescono a passarla tra le linee (Otamendi/Boateng); esterni duttili, perché all’occorrenza devono saper puntare, correre senza palla e completare le azioni sul secondo palo (David Villa). Poi serve chi pensa calcio, possibilmente tutti, obbligatoriamente almeno 5-6. Il centrocampo spaziale del Barca di Pep, era la sublimazione di questo concetto. I vari Eto’o, Muller, De Bruyne, Henry, Iniesta, Robben, ecc. aiutano. Di Lionel preferisco non parlare, perché non ho studiato teologia. Come è facile intuire, questo tipo di giocatori non si ottiene soltanto mettendo sul piatto milioni su milioni, ma anche creando e migliorando in allenamento delle buone materie prime. Qualsiasi stile di gioco per essere attuato necessita di una certa tipologia di calciatori: questo forse ha bisogno di un bel numero di campioni, ma d’altronde come dice un mio amico: “Guardiola non allenerà mai lo Spezia” .


Il Tiki Taka non esiste

Guardiola odia la definizione che è stata attribuita al suo gioco, ma perché? Semplice, la filosofia del gioco di posizione come abbiamo visto prima, ha come obiettivo la superiorità, che deve essere raggiunta nel modo migliore possibile. Secondo l’allenatore del Manchester City il possesso palla prolungato è la soluzione, per altri allenatori del passato non lo era. Il Tiki Taka viene visto come “possesso palla fine ultimo del gioco”, ma il fine è sempre e solo uno: vincere le partite.


I ruoli

“Io cerco di capire i punti deboli della squadra avversaria e lì metto i miei giocatori più skillati” (Guardiola).

Partendo da questa citazione, come si può pensare che i ruoli abbiano ancora senso di esistere? Certo non tutti la pensano come Pep, però su questo concetto è difficile dargli torto. Esempio: se gioco contro due difensori centrali lenti e due terzini molto veloci, i miei giocatori d’attacco veloci e in grado di attaccare lo spazio, li voglio vicino ai terzini o ai difensori centrali?


Generazione senza ruoli

Nella storia del fùtbol è pieno di giocatori duttili o senza un ruolo definito. Negli ultimi anni però non solo ne sta aumentando il numero, ma gli allenatori li richiedono alle società in ogni finestra di mercato. Non si tratta di avere un coltellino svizzero pronto all’uso, bensì di avere vere e proprie armi tattiche, perché non è importante l’etichetta di mediano, seconda punta o terzino, ma ciò che si fa in campo. Se un allenatore ha un Bonucci o un Piquè in difesa, sicuramente cercherà di coinvolgerlo anche nell’impostazione; come se ha Neymar o Pogba, cercherà di creare le situazioni per giocare degli 1 vs 1 e così via…


Un attimo di break e pressing

Il concetto della pausa. Spesso vediamo squadre super veloci che si affrontano con continui contropiedi, giocatori che corrono tanto, senza troppa qualità. Talvolta il restare fermi, rallentare il gioco e ripartire, piuttosto che correre senza cognizione di causa, può essere più efficace anche se meno spettacolare. E’ inutile proporre dieci azioni offensive in contropiede 2 vs 6 quando la percentuale di efficacia rasenta lo zero; è meglio fare tre azioni con più possibilità di realizzare una rete. C’è da dire però che nel calcio l’obiettivo non è solo il gol. Certo non valgono come una finalizzazione, ma anche un calcio di punizione conquistato o un cartellino ad un avversario, sono dinamiche che possono squilibrare i valori in campo. Un maestro nell’arte dell’attendere e posticipare l’azione offensiva è Don Andres Iniesta, che non è insolito vedere fermo immobile con il pallone tra i piedi, in attesa o del pressing avversario o del giusto posizionamento dei compagni. Il pressing è la principale tattica difensiva (o offensiva dipende dai punti di vista) che usa chi gioca il calcio posizionale. I primi a mostrare al mondo il counter pressing o gegenpressing sono stati gli olandesi dell’arancia meccanica.


Concludendo

Il calcio posizionale ha cambiato e sta cambiando il gioco così come lo conosciamo. I ruoli fissi stanno scomparendo a favore di giocatori in grado di adattarsi a una filosofia prestabilita, questa sì fissa, ma che prevede più moduli di gioco e più schemi per ottenere la superiorità. Pep Guardiola è un innovatore, perché studia minuziosamente la storia del calcio. Non sempre ha ragione e non deve per forza piacere il suo gioco, ma la sua importanza all’interno della storia non gliela toglierà mai nessuno. Vi ricordate del modulo del calcio balilla? Guardate un po’ chi lo ha ri-usato a distanza di 90 anni?


fonte: http://www.rivistacontrasti.it/la-fine-dei-ruoli-cc/

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