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Immagine del redattoreGregorat Paolo

Allenare il gesto tecnico/tattico oppure le situazioni?



Ci sono scuole di pensiero che spingono fortemente nell’esecuzione perfetta del gesto tecnico/tattico attraverso la ripetizione dell’atto motorio e la ripetizione del movimento tattico, e altre scuole che propendono per un apprendimento globale e per prove ed errori.

Cosa fare? Facciamo alcune riflessioni cercando di cogliere vantaggi e svantaggi di ogni scelta.

Se decidiamo di fare in modo che i nostri atleti eseguano il gesto tecnico o la preparazione tattica in maniera precisa ed automatica abbiamo la situazione più sotto controllo: l’esecuzione e le scelte dei giocatori diventano prevedibili e il gioco si fa più ordinato. Ma come la mettiamo con la caratteristica prìncipe del gioco del calcio, ossia l’essere un gioco di situazione che si propone come una continua risoluzione di problemi in divenire?!

Se non abituo il mio giocatore a pensare, scegliere e “sentire”, anche motoriamente, le soluzioni più idonee in funzione del momento di gioco, limito la possibilità di riuscita costringendolo a muoversi in un campo certamente noto, ma non sempre utile. Rischio che di fronte ad un imprevisto, ad una giocata o ad un contesto mutevole egli peschi dal suo bagaglio motorio, tecnico e tattico soluzioni preconfezionate che potrebbero risultare inefficaci per il momento di gioco.

TECNICA, TATTICA E BASI OK! MA NON FRENIAMO L'INVENTIVA

D’altra parte, lavorare per rendere il gesto tecnico abituale ed automatico riduce il dispendio energetico, fisico e mentale, e libera l’attenzione che, in questo modo, potrà direzionarsi dove necessario. Un po’ come quando impariamo a guidare: all’inizio dobbiamo pensare a cambiare la marcia, premere il pedale giusto, ecc., col tempo tali gesti diventano automatici ed inconsapevoli e la nostra attenzione si libera e si rende disponibile per la sicurezza stradale, la direzione, ecc.

Mi viene in mente il controllo orientato, principio cardine nel gioco del calcio dove, una buona dimestichezza e padronanza del gesto mi permette di spostare l’attenzione sul gioco, sui compagni, sull’avversario puntando all’obiettivo: fare goal con la squadra.

È altresì vero che questo vantaggio deve spesso passare per la ripetizione del gesto stesso, e questo può comportare una grossa dose di noia e ripetitività che ancora una volta va a discapito dell’attenzione.

È evidente quindi, che da un lato è necessario lavorare affinché il giocatore faccia propri determinati automatismi tecnici e motori (che ad una certa età dovrebbero comunque essere già presenti nel bagaglio tecnico di un giocatore), avendo un’idea di gioco (moduli, rombi, linee, ecc.) per avere dei riferimenti, dall’altro lato diventa fondamentale abituare il ragazzo a pensare, scegliere, decidere, improvvisare con cognizione di causa affinché trovi la soluzione più efficace a seconda delle richieste del momento. Potremmo dire che gli automatismi sono a servizio del gioco pensato, ed il gioco pensato rende merito agli automatismi.

Sulla base di questi principi e sui principi della periodizzazione tattica (che spingono ad allenare la componente fisica, tecnica, tattica e di modulo adottato in contemporanea ad ogni esercizio), ho basato i miei allenamenti: partendo dal presupposto che i miei calciatori vanno dai 20 anni in su e che sono ormai molti anni che giocano a calcio e quindi una buona parte dei fondamentali sono parte del loro bagaglio, ho puntato alla realizzazione di allenamenti che riproducano le situazioni che si vengono a creare in partita, questo per dar modo ai miei calciatori di sperimentare in continuo queste situazioni e ricercarne le soluzioni, al fine di "meccanizzare" a livello inconscio (tramite lo sfruttamento dei neuroni a specchio che vengono appunto attivati con questa tipologia di allenamenti) i gesti che permettono di ottenere il risultato voluto. Ho quindi puntato molto sui possessi palla (che servono per aiutare il calciatore a meccanizzare i movimenti di stop e passaggio, smarcamento, visione a corto raggio per la ricerca automatica del passaggio al miglior compagno), e partite a tema con varie regole (passaggio solo in obliquo per la ricerca dei triangoli, attacco contro difesa per l'allenamento sia della linea difensiva che dell'attacco simulando gli spazi che si troveranno in partita, campi con parti "tagliate" dove non è possibile ricevere per far in modo che i giocatori si abituino a ricercare i compagni in certe posizioni e i compagni si posizionino di conseguenza, partenze obbligatorie del portiere sulle fasce per abituare i difensori e i laterali a smarcarsi e a far partire l'azione dalla fascia laterale, partite con le sponde obbligatorie per far fare il giropalla e la ricerca dell'ampiezza del campo, linea difensiva non oltrepassabile dalla difesa per abituarla alla ricerca della palla prima che arrivi in area ecc...).

A poco più di due mesi e mezzo dall'inizio degli allenamento posso notare che i risultati sono molto visibili, soprattutto in quei giocatori che non erano abituati a questi concetti, ora la squadra inizia ad avere una sua identità ed un suo gioco: si parte giocando dal portiere con la difesa, passando per il centrocampo e cercando le punte, il tutto con azioni manovrate, ricerca del possesso palla e del giro palla, con smarcamenti di tutti i giocatori e passaggi brevi e pochi tocchi, una gioco molto godibile dal punto di vista estetico, del coinvolgimento e divertimento dei giocatori. Quindi si, nel mio piccolo, posso dire che allenare "le situazioni", avendo a disposizione giocatori già formati dal punto di vista tecnico, porta degli ottimi risultati

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